La pressione arteriosa
è regolata da numerosi fattori attraverso meccanismi estremamente complessi in
equilibrio continuo fra loro (equilibrio dinamico).
Il fattore principale
che determina la pressione arteriosa sistemica è il volume di sangue nelle
arterie: un aumento del volume di sangue si traduce in aumento della pressione
arteriosa e, viceversa, una diminuzione del volume produce una diminuzione di
pressione.
I
livelli della pressione sono, infatti, determinati sia dalla
gittata cardiaca
(quantità di sangue pompata dal cuore) sia dalle resistenze che il sangue
incontra lungo il percorso circolatorio (resistenze
vascolari,
soprattutto quelle periferiche) che agiscono attraverso la loro diretta
influenza sul volume di sangue in circolazione. |
La
gittata cardiaca
è il prodotto del volume di sangue espulso dai ventricoli a ogni sistole (gittata
sistolica) per la frequenza cardiaca. Pertanto tutti i fattori
che agiscono sull’uno o sull’altra (o su tutti e due contemporaneamente)
producono variazioni parallele della gittata cardiaca, del volume di sangue
arterioso e della pressione arteriosa |
Sulla
gittata cardiaca, oltre ai fattori
nervosi e chimici, influiscono anche dei fattori meccanici tra cui il più
attivo, è la quantità di sangue che si trova nel cuore alla fine della diastole.
Esiste infatti una legge biologica (legge di Starling
del cuore) per cui, entro certi limiti, più lunghe e più distese sono
le fibre del cuore all’inizio della contrazione maggiore è la forza di
contrazione che si sviluppa. Si tratta di un meccanismo salutare perché maggiore
è la quantità di sangue ritornata al cuore dalla periferia dell’organismo più
distese devono essere le fibre miocardiche per alloggiare il sangue nel cuore e
maggiore deve essere la forza di contrazione per espellere, in ogni sistole,
maggior volume di massa sanguigna dai ventricoli. maggiore deve essere la
potenza di pompaggio del muscolo cardiaco per espellere dal ventricolo
riportando rapidamente il cuore nelle condizioni di equilibrio.
Le
resistenze vascolari periferiche
sono rappresentate dall’attrito che si sviluppa tra il sangue e le pareti
dei vasi in cui circola. Tale attrito si sviluppa in parte per le
caratteristiche proprie del sangue (viscosità) e in parte per la
riduzione del diametro del lume vascolare (la resistenza parietale
delle arteriole e dei capillari rappresenta il 60-70% della resistenza
totale della circolazione generale). |
La
viscosità
del sangue dipende dalla presenza dei globuli rossi e di altre molecole
proteiche e lipidiche. Un aumento della loro concentrazione ematica provoca
aumento di viscosità del sangue e per conseguenza l’aumento delle resistenze
periferiche di circolo.
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In
questo settore intervengono vari dinamismi legati alla parete muscolare delle
arterie e alla innervazione vascolare da parte del sistema nervoso simpatico
(collegato con il cervello).
Infatti, grazie alla loro parete muscolare, le arteriole possono contrarsi o
rilassarsi e parallelamente aumentare o diminuire la pressione sanguigna che
spinge il sangue. In tal modo viene controllata anche la quantità di sangue che
passa dalle arterie alle arteriole e ai rispettivi distretti dell’organismo da
esse irrorati. Ciò significa anche che maggiore è la resistenza opposta dalle
arteriole al flusso sanguigno maggiore è il volume di sangue che rimane nelle
arterie e, conseguentemente, si osserva l’aumento della pressione arteriosa.
I vari
fattori che presiedono al controllo del diametro delle arteriole (nel loro
insieme si definiscono: meccanismo di controllo vasomotorio) svolgono un ruolo
fondamentale di mantenimento della pressione generale del sangue e di
distribuzione del sangue nel cuore. Nell’adulto in condizioni normali ci sono da
5 a 6 litri di sangue ma se tutti i vasi sanguigni fossero egualmente aperti in
tutti i settori dell’organismo questa quantità di sangue sarebbe decisamente
insufficiente. A ciò provvede la natura che ha dotato l’organismo di organi e
tessuti i quali oltre a svolgere la loro attività propria, agiscono come
serbatoi di riserva del sangue (principalmente le reti venose che si
trovano nella pelle, nella milza, nel fegato, ecc.). Attraverso il finissimo e
agilissimo sistema vasomotorio, il flusso sanguigno viene dirottandolo di volta
in volta verso quelle aree che ne hanno più bisogno in quel momento (come per
esempio i muscoli durante l’attività fisica, oppure l’intestino durante la
digestione) e la richiesta supplementare di sangue viene di volta in volta
soddisfatta recuperando il sangue da detta riserva.
Un paragone aiuta a capire meglio!
La pressione arteriosa
e
la pressione impressa dal cuore al sangue che circola nelle
arterie. Viene misurata perché è un indice importante di come funziona il cuore.
Essa dipende dalla quantità di sangue che il cuore spinge quando pompa e dalle
resistenze che possono esserci al suo scorrere.
“Se
immaginiamo di spingere con l’aria dei polmoni del liquido lungo un sottile tubo
di gomma dalle pareti molto elastiche il soffiare equivale alla contrazione
della pompa - cuore (sistole) mentre il prendere fiato corrisponde alla
dilatazione cardiaca (diastole) e se poi misuriamo alla periferia del tubo la
forza massima con cui il liquido arriva (soffiare - sistole) e quella minima
quando rallenta (prendere fiato - diastole) avremo appunto i valori di pressione
massima e minima (sistolica - diastolica) del sistema”.
Immaginiamo di schiacciare leggermente le pareti del tubo attraverso la sua
parte terminale restringendo così il suo calibro. La forza del soffiare che
dovremo esercitare per spostare il liquido dovrà essere più energica che nella
situazione senza restringimento.
Immaginando invece che il tubo di gomma per svariate ragioni divenga in molte
sue parti più spesso e rigido, il risultato sarà analogo a quanto detto sopra,
cioè dovremo aumentare ancora la forza del soffiare.
Ebbene,
le situazioni "negative" descritte si chiamano "resistenze" alla normale forza
necessaria a spingere un liquido dentro un tubo e, riportando l’esempio al corpo
umano, i medici hanno stabilito che la pressione arteriosa dipende in gran
parte, appunto, dalle "resistenze" che la forza di scorrimento del sangue
incontra o no, sia nella situazione di spinta (pressione sistolica o massima)
sia in quella di rallentamento (pressione diastolica o minima).
Queste
informazioni, in parte rielaborate, sono fornite dalla rivista Occhio Clinico e
si possono trovare nel sito http://mybestlife.com/ita_salute
Altri
meccanismi che intervengono nella regolazione della pressione arteriosa fanno
capo ai pressorecettori e chemiorecettori vasomotori. Sono terminazioni nervose
specializzate che trasmettono al sistema nervoso centrale (che reagisce di
conseguenza) informazioni sulle variazioni di pressione arteriosa (i primi) e
sulle variazioni delle concentrazioni di anidride carbonica, di ossigeno, di
acidità nel sangue (i chemiorecettori).
I
livelli di pressione di un individuo, pertanto, variano continuamente in
rapporto allo suo stato fisico e alle circostanze ambientali.
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L’attività muscolare, l’impegno intellettivo, l’eccitazione emotiva aumentano la
pressione.
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La
pressione aumento con l’esposizione al freddo, mentre tende a ridursi con il
caldo estivo.
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Al
mattino è generalmente più alta mentre durante il riposo notturno raggiunge i
livelli più bassi.
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Generalmente aumenta con l’aumentare degli anni.
La
variazione continua sia per le circostanze ambientali sia per le variazioni
psicofisiche dell’individuo (una agitazione emotiva provoca aumenti anche
importanti della pressione arteriosa, come lo documenta la cosiddetta
“ipertensione da camice bianco”, ossia la pressione misurata appena adagiati sul
lettino da visita medica) rende difficile la definizione della pressione
arteriosa reale di quello specifico soggetto. Ecco perché sono necessarie
ripetute misurazioni.
L’andamento
giornaliero della pressione non è
costante. I valori sono massimi durante la mattinata, scendono nel primo
pomeriggio, risalgono la sera e si abbassano di nuovo durante la notte,
raggiungendo i valori minimi nella prime ore del mattino.
Gli
apparecchi di misurazione sono molteplici ma
il più affidabile rimane sempre il manometro classico (sfigmomanometro) con la
misurazione data dalla colonnina di mercurio graduata.
La posizione seduta è la
più utilizzata, ma la rilevazione viene fatta anche dalla stazione eretta o da
quella supina, quest’ultima è quella consigliata. Ovviamente i valori pressori,
nelle tre diverse posizioni, daranno indici leggermente diversi.
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