malattie cardiovascolari e aterosclerosi

 

 

malattie cardiovascolari aterosclerosi prevenzione

 

 

Cosa sono le malattie cardiovascolari?


Le malattie cardiovascolari sono le patologie che colpiscono il cuore e/o i vasi sanguigni.

Va precisato che, dal momento che il cuore e i vasi hanno, come funzione principale, quella di trasportare il sangue attraverso tutto il corpo sia per distribuire le sostanze nutritive, gli ormoni, e quant'altro nei diversi organi sia per portare l'ossigeno alle cellule e portar via l'anidride carbonica che esse producono, allorché ci si trovi di fronte ad una malattia cardiovascolare il danno da essa provocato potrà colpire uno o più distretti a cui non giunge un corretto apporto sanguigno.

Esempi tristemente noti di questa situazione sono L'ischemia cerebrale  (ictus) e l'infarto del miocardio:

  • nel primo caso si tratta di un problema più o meno transitorio di flusso sanguigno a livello di una zona del cervello (il sistema nervoso centrale) che va incontro a ischemia;

  • mentre nel caso dell'infarto cardiaco (o, più precisamente, del miocardio che è la parte muscolare del cuore) il problema, prolungato, di flusso è localizzato in uno dei piccoli vasi deputati a portare il sangue alle pareti del cuore, le coronarie. Quando la porzione di cuore vascolarizzata da un vaso ostruito va incontro a carenza di ossigeno (ischemia) che si prolunga nel tempo avviene la morte (la necrosi) di una parte dell'organo (infarto del miocardio). In questo caso accade anche che il danno provocato al cuore dall'infarto rende più difficile il lavoro di pompa di quest'organo e potranno insorgere difficoltà circolatorie anche in altri distretti corporei...

Ogni anno in Italia 235.000 persone muoiono per malattie cardiovascolari, che rappresentano così la prima causa di morte nella nostra popolazione. È come se ogni anno si spopolasse una città per le malattie di cuore!

 

Perché compaiono le malattie cardiovascolari?

 

Sia l'ictus cerebrale sia l'infarto del miocardio sono, nella maggior parte dei casi, la conseguenza del fenomeno noto con il termine di aterosclerosi. L'aterosclerosi consiste nel fatto che, sulla parete interna dei vasi si formano dei depositi (le placche aterosclerotiche) di materiale grasso (prevalentemente colesterolo).

 

ATEROSCLEROSI e arteriosclerosi

L'aterosclerosi è il processo per cui si formano sulle parete interne dei vasi sanguigni alcuni depositi, più o meno estesi, di grasso (prevalentemente colesterolo) che viene inglobato in una sorta di 'incrostazione' (ateroma o placca aterosclerotica) che protrude nel lume vascolare.

Ogni placca è costituita da piastrine, tessuto fibroso, cellule muscolari e globuli bianchi che cercano di rimuovere, mangiandoselo, il grasso in eccesso. Tuttavia questi globuli bianchi speciali, detti macrofagi, assorbendo i grassi si gonfiano e si 'ingolfano' al punto che non possono più rientrare nel circolo sanguigno per completare la loro opera di 'spazzini' e restano 'impigliati' nella placca aterosclerotica finendo con produrre danni ulteriori.

La placca aterosclerotica di per sé contribuisce a restringere il lume del vaso e provoca delle turbolenze e vortici nel flusso sanguigno - che in condizioni normali procede con flusso laminare - che col tempo corrodono e danneggiano la parete del vaso sanguigno.

La placca dell’aterosclerosi (ateroma) è responsabile dei sintomi dell'aterosclerosi, in quanto tende a restringere (stenosi) il vaso in misura più o meno marcata. Quando la "stenosi" - ossia il restringimento - dell'arteria supera un certo livello, il passaggio del sangue si fa difficoltoso e di conseguenza la nutrizione dei tessuti a valle di questo punto risulta compromessa.

Inoltre le placche possono rompersi per svariati motivi e cos' dare origine a due tipi di fenomeno.

  • Il primo fenomeno è costituito dai pezzetti di placca che entrano in circolo, procedono in avanti fino ad incontrare vasi dal diametro sempre più piccolo. Il pezzetto di placca resta incuneato a questo livello e impedisce l'ulteriore passaggio del sangue questo fenomeno è detto embolia. La conseguenza è che a valle dell'ostruzione non arriverà sangue, cioè non arriveranno ossigeno e sostanze nutritizie. Se l'ostruzione del vasellino si mantiene nel tempo si produce il fenomeno dell'ischemia: il tessuto soffre per l'assenza di ossigeno e va incontro a morte delle cellule che lo costituiscono (necrosi)  e si arriva all'infarto.

  • La seconda conseguenza riguarda la placca stessa. A livello della spaccatura si attiva il sistema della coagulazione (più o meno come se si trattasse di una ferita sulla pelle) che va a ingombrare completamente il lume del vaso sanguigno e forma un tappo (trombo) costituito dalle piastrine e dai componenti del sistema della coagulazione (in particolare da fibrina che è una sostanza a composizione proteica, di natura filamentosa e insolubile). Anche in questo caso si avranno fenomeni ischemici con danno ai tessuti in cui il sangue non può più arrivare e si parla, in questo caso, di trombosi.

Si comprende così perché l'aterosclerosi possa dare origine a sintomi  fra loro diversi: tutto dipenderà dall'arteria interessata dalla placca.

  • Così, un'ostruzione a livello di un vaso arterioso che nutre il cuore, una coronaria, provocherà la cardiopatia ischemica, che si manifesterà con l'angina o l'infarto,

  • mentre un'occlusione di un vaso che reca il sangue al cervello condizionerà la comparsa di un ictus.

  • Quando l'arteria malata è quella di una gamba, insorgeranno disturbi tipici, caratterizzati da un dolore che compare camminando e scompare con il riposo,

  • mentre l'indebolimento della parete dell'aorta, provocato dalla presenza delle lesioni aterosclerotiche, è responsabile del suo cedimento con dilatazione e formazione di aneurismi.
     

Quando le placche aterosclerotiche interessano uno o più vasi coronarici (cioè i vasi localizzato all'interno del cuore stesso e destinati a portare il sangue alle pareti di quest'organo) abbiamo lo sviluppo delle cardiopatie ischemica, dall'angina pectoris all'infarto del miocardio.

 

Anche se risulta facile immaginare il cuore e i vasi come un sistema meccanico formato da una pompa e da un insieme di tubature, in realtà il sistema vascolare non è formato da condutture rigide, bensì da tubi - i vasi - che possono variare le proprie dimensioni secondo il bisogno dell'organismo: nelle pareti vascolari esistono infatti dei muscoli che possono contrarsi e distendersi secondo il bisogno e, in corrispondenza, dilatare o restringere il lume vascolare.

Su di un vaso coronarico già parzialmente ristretto per la presenza di placche aterosclerotiche,

può accadere è che si sopravvenga qualche fattore (uno sforzo fisico, il freddo, un'emozione, ecc.) che, per meccanismi complessi (sono coinvolte sostanze che trasmettono segnali alle cellule della parete vascolare e che vengono liberate nel sangue in situazioni come quelle citate), fa contrarre la muscolatura della nostra coronaria (spasmo coronarico) provocando un  ulteriore restringimento del vaso. Questo in corrispondenza della placca può chiudersi completamente e impedire il flusso di sangue.

 

 

Che differenza c’è fra Aterosclerosi e Arteriosclerosi?
L’ARTERIOSCLEROSI è un te
rmine generico impiegato per indicare genericamente un complesso di patologie delle arterie caratterizzato da ispessimento, indurimento, perdita di elasticità delle pareti arteriose con conseguente riduzione dell'apporto del sangue ai tessuti.

Negli adulti, e soprattutto negli anziani, le arterie tendono a diventare meno elastiche, diminuendo quindi la loro efficienza nel convogliare il sangue ossigenato attraverso l'organismo. Inoltre, nelle stesse arterie si possono formare depositi di minerali e di grassi, che aumentando lo spessore delle pareti le restringono rendendole meno elastiche.

Nella maggior parte degli individui questa condizione progredisce lentamente e non arriva a produrre alterazioni patologiche.

In altri, invece, i depositi di grasso in un'arteria possono provocare restringimenti del lume vascolare tali da rendere estremamente difficoltoso il flusso sanguigno. Questa forma di arteriosclerosi è detta ATEROSCLEROSI e può rappresentare una condizione molto grave: se è il flusso del sangue verso il cuore a venire bloccato si ha un attacco cardiaco; se viene compromesso il flusso del sangue al cervello si verifica un colpo apoplettico.

L'aterosclerosi rappresenta una forma particolare di arteriosclerosi, sicuramente la più importante e diffusa nella popolazione attuale. La comparsa dei sintomi dell'aterosclerosi è spesso collegata a un ulteriore aggravamento delle lesioni lungo la parete dell'arteria. In questi casi le placche, calcificatesi per il depositarsi al loro interno di sali di calcio, vanno incontro a una serie di "complicazioni": per esempio ulcerazioni sulla loro superficie, morte degli elementi cellulari presenti nel loro spessore, formazione di coaguli. Si tratta di fenomeni che possono provocare la chiusura completa dell'arteria e da ciò dipende l'improvviso aggravamento dei sintomi. Ecco allora comparire l'infarto, 1'ictus o l'occlusione arteriosa acuta di un'arteria periferica.

 

 

La placca Aterosclerotica è una struttura dinamica

Fino a qualche tempo fa la placca veniva considerata come un residuo di detriti di colesterolo raccolti in una cicatrice di tessuto connettivo. Recentemente invece si è notata l'importanza delle cellule nella formazione dell'ateroma e la natura dinamica del tessuto connettivo (matrice extracellulare nella placca). Infatti la capsula fibrosa non è inerte ma va incontro a rimodellamento continuo e contribuisce in modo critico alla vulnerabilità delle placche aterosclerotiche.

(da Pepine, Libby e Sanna con modifiche)

 

Quali soni i sintomi e i segni dell'aterosclerosi?

L’aterosclerosi ha un'evoluzione "silenziosa" e senza sintomi percettibili. Di solito si manifesta soltanto in stadio avanzato con la comparsa di una stenosi critica, di trombosi, aneurismi o embolie. I primi segni e sintomi riflettono l’impossibilità, da parte del flusso ematico del tessuto interessato, di aumentare in maniera proporzionale alla domanda (p. es., angina da sforzo, claudicatio intermittens). Poi le manifestazioni cliniche si fanno più clamorose peggiorando gradualmente parallelamente all'evoluzione dell’ateroma che va sempre più riducendo il lume vasale, sia pur lentamente.

Alcune persone incominciano col riscontrare l'aumento della pressione arteriosa (Ipertensione) può essere il primo sintomo che appare. Altri possono accusare sintomi che offrono indicazioni sulla localizzazione principale della malattia:

  • dolore al petto, con senso di oppressione, affanno o pesantezza (malattia coronarica);

  • crampi alle gambe durante il cammino (arteriopatia ostruttiva periferica);

  • debolezza di un lato del corpo, difficoltà a parlare, visione disturbata, alterazioni dell'equilibrio (ischemia cerebrale);

  • dolore addominale con crampi durante i pasti (malattia delle arterie intestinali)

Possono essere sintomi transitori che durano solo ma che meritano di essere valutati con attenzione.

Tuttavia, quando un’arteria di grosso calibro va incontro a occlusione acuta, i sintomi e i segni possono essere drammatici come un Attacco cardiaco o ictus cerebrale

 

Come si arriva alla diagnosi?

La presenza dei fattori di rischio e dei sintomi o segni correlati devono far sospettare l'atersclerosi. La documentazione delle placche aterosclerotiche e le conseguenze sulle pareti e sul lume dei vasi interessati si può ottenere con l'Ecografia Doppler e con l'Angiografia

L'eccesso di grassi nel sangue (iperlipidemia) si presenta con i segni e i sintomi di un’aterosclerosi obliterativa prematura che colpisce il cervello (attacco ischemico transitorio o ictus), il cuore (angina pectoris o IMA), l’intestino e gli arti inferiori (claudicatio intermittens); con Xantomi (che son tumefazioni per deposito di grasso nelle pieghe delle mani e dei gomiti e lungo le inserzioni tendinee) e Xantelasmi (depositi localizzati alle palpebre sotto forma di placche gialle e lisce) soprattutto nelle forme familiari. Attacchi ricorrenti di pancreatite acuta, associati o no ad alcolismo, suggeriscono un’ipertrigliceridemia. Una storia familiare di ipertrigliceridemia o l’esordio di una malattia cardiovascolare prima dei 60 anni d’età sono una ragione ulteriore per sospettare un’aterosclerosi precoce.

 

Che cos’é la prevenzione delle malattie cardiovascolari?

 

Le malattie cardiovascolari sono estremamente diffuse nella popolazione. Rappresentano la prima causa di morte (~ 43%) nei Paesi industrializzati, tra cui l'Italia, e sono in aumento. Sono causa non solo di numerosi decessi ma anche di una riduzione della qualità di vita di chi ne è colpito in maniera non letale.

Il modo più efficace per prevenire le complicanze cardiovascolari e cerebrovascolari dell’aterosclerosi e della trombosi arteriosa associata è la prevenzione dell’aterosclerosi stessa.

Non è del tutto chiaro se sia l'eccesso di colesterolo (derivato da grassi animali e presente nell'organismo) ad accelerare il processo di indurimento delle arterie o se l'arteriosclerosi sia semplicemente un processo degenerativo al quale certi soggetti vi sono predisposti per ereditarietà. Comunque a prescindere dalle cause, è possibile intervenire efficacemente per rallentare o tenere sotto controllo la malattia. Una migliore comprensione di questi fattori di rischio e del loro ruolo nell’eziologia, nella patogenesi e nell’evoluzione dell’aterosclerosi porteranno a una prevenzione più mirata nei confronti dell’aterosclerosi preclinica o ingravescente e perciò contribuiranno all’ulteriore declino della morbilità e della mortalità.

La prevenzione è senza dubbio la migliore strategia da adottare per ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari! Prevenzione dell'aterosclerosi è un processo che dura tutta la vita. Ciascuno avrà bisogno di fare un proprio profilo (di fattori) di rischio.  

Quindi prima che curare le malattie cardiovascolari si possono, almeno in parte, prevenire.

 

Un valido programma di prevenzione può essere effettuato solo dopo aver identificato i fattori di rischio e cosa è necessario modificare. In altre parole, è importante riconoscere l’esistenza di fattori che predispongono un singolo soggetto ad andare incontro ad una malattia cardiovascolare (fattori di rischio)

I fattori di rischio reversibili per l’aterosclerosi sono:

  1. alterati livelli di lipidi sierici,

  2. ipertensione,

  3. fumo di sigaretta,

  4. diabete mellito,

  5. obesità,

  6. sedentarietà,

  7. iperomocisteinemia

  8. e probabilmente infezione da C. pneumoniae.

I principali fattori di rischio non reversibili per l’aterosclerosi comprendono l’età, il sesso maschile e una storia familiare di aterosclerosi prematura. C’è anche una forte evidenza che l’inattività fisica sia associata con un aumentato rischio di malattia coronarica. Sebbene sia stato proposto che il tipo di personalità possa costituire un fattore di rischio, il suo ruolo è controverso.

 

IN CONCLUSIONE

È bene per tutti, ma soprattutto per coloro che hanno una familiarità significativa per arteriosclerosi  (ascendenti arteriosclerotici) seguire alcune norme di igiene dietetica e comportamentale (cambiamento delle abitudini di vita).

  • Nella dieta evitare i grassi animali (carne grassa, burro, latte non scremato e altri prodotti non caseari) e l'eccesso di carboidrati (zucchero e cibi ricchi di amido, come pane, pasta, dolci, patate e riso).

  • Astenersi dal fumo;

  • Fare molto moto, quotidiano e regolare.

Se necessario si adotta farmaci appropriati (antiaggreganti, antiipertensivi, ipolipidemizzanti) che contribuiscono ad evitarne le complicazioni.

 

I diabetici sono particolarmente predisposti all'arteriosclerosi, quindi occorre che si curino con attenzione ed efficacia.

 

Se è il caso si può ricorrere agli interventi chirurgici, principalmente all'angioplastica, al by-pass o all'endoarteriectomia.

  • L'angioplastica prevede l'introduzione di un palloncino nel vaso sanguigno che, gonfiandosi, appiattisce l'ateroma, ripristinando la portata sanguigna del vaso a condizioni non patologiche.

  • Il by-pass permette di scavalcare a ponte (bypassare) ed escludere la parte di vena o arteria occlusa con l'innesto di una parte di vaso sanguigno sano prelevato dal paziente stesso.

  • La sostituzione del tratto arterioso stenotico con un tubo di materiale speciale in modo da mantenere il flusso del sangue ed evitare o diminuire così il rischio di gangrena (morte dei tessuti).

  • L'endoarteriectomia invece prevede l'incisione dell'arteria e la rimozione chirurgica dell'ateroma.

Per approfondire

Fattori di rischio

 prevenzione delle malattie cardiovascolari

ictus cerebrale