antiaggreganti |
Come agiscono: inibiscono l'adesività e l'aggregazione delle piastrine che sono alla base della formazione di trombi. Infatti l'aggregato piastrinico rappresenta il nucleo di formazione del trombo arterioso e quindi la migliore strategia antitrombotica dovrebbe basarsi sull'uso di sostanze che interferiscono sia con il fenomeno dell'adesione piastrinica alle pareti vascolari che con l'aggregazione interpiastrinica. Sono farmaci fondamentali nella terapia del post-infarto e riducono il rischio di un nuovo infarto. Come si assumono: sono compresse che vengono somministrate una volta al giorno, generalmente dopo il pasto principale. al pomeriggio. I due farmaci più comuni sono acido acetilsalicilio (aspirina) e ticlopidina. L'azione dell'aspirina sulle piastrine è irreversibile e quindi ha suggerito l'adozione di dosi relativamente basse facendo particolare attenzione a un'eventuale tossicità gastrica oppure ad intolleranza individuali (asma da aspirina, ecc.). La dose di aspirina ottimale non è ancora stata definita, ma dalla numerosa letteratura in oggetto si possono trarre alcune conclusioni già acquisite: a) le dosi elevate non sono più utili di quelle minori e presentano molti effetti collaterali maggiori; b) la dose di 325 mg appare efficace e ben tollerata; c) lavori recenti indicano però preferibile e sufficiente la dose di 50-75 mg/die, preferibilmente in preparazione ritardo; sono state trovate efficaci dosi anche minori (30-50 mg); in attesa di ulteriori precisazioni possiamo considerare come dosi ottimali quelle fra 160 e 325 mg/die. 2) La ticlopidina, una tienopiridina che agirebbe direttamente sulla captazione del fibrinogeno da parte della membrana piastrinica, si è dimostrata efficace nella prevenzione dello stroke (Tiklid cpr 250 mg, 1 cpr/die). Effetti indesiderati: disturbi gastrici, modificazione del sangue e fenomeni di sanguinamento, manifestazioni cutanee su base allergica. I nomi commerciali più comuni sono:
|
anticoaugulanti |
Come agiscono: riducono la capacità del sangue di coagulare. Come si assumono: sono compresse che vengono somministrate una volta al giorno, generalmente al pomeriggio. Ne esistono due tipi: il warfarin e l’acenocumarolo, il più usato in Italia. Il dosaggio viene stabilito dal medico sulla base del risultato di un esame del sangue, l'INR, il cui valore deve essere mantenuto a livelli terapeutici secondo il giudizio del medico. (abitualmente le dosi giornaliere sono scritte su tabelle o librettini speciali affinché il paziente possa assumere correttamente il farmaco). Per raggiungere il pieno effetto sono necessari 3-4 giorni dall’inizio della terapia, e per farlo cessare, 2-3 giorni dalla sospensione. Non esiste una regola fissa e uguale per tutti: il dosaggio ideale varia da persona a persona, ma anche da momento a momento nello stesso soggetto, a seconda per esempio dell’età, del peso, della dieta, della presenza o meno di altre malattie o degli altri farmaci assunti. E’ perciò necessario aggiustare continuamente la dose, in base al valore di un esame del sangue che misura l’effetto sulla coagulazione. Non ci si deve preoccupare se il medico aumenta o diminuisce la dose del farrmaco: è previsto che ciò avvenga e non vuol dire che qualcosa non va.
Indicazioni principali. Vengono prescritti quando si vuole prevenire la formazione di trombi, ovvero coaguli di sangue all’interno di vene o arterie. Per esempio, in chi è già stato colpito da trombi alle vene delle gambe, in persone che hanno subito interventi al cuore o hanno determinate irregolarità nel ritmo del cuore, come la fibrillazione atriale.
ATTIVITÀ E TEMPO DI PROTROMBINA Per sapere quanto anticoagulante assumere è necessario sapere qual è la capacità di coagulare del sangue. Questo dato viene ricavato da un semplice esame del sangue e misurando in due modi: in attività o in tempo di protrombina (dal nome di una delle sostanze che attivano la coagulazione nell’organismo). L’attività protrombinica (AP) è espressa con una percentuale: quando il sangue coagula normalmente è più o meno pari al 100 per cento. Perché il sangue sia sufficientemente scoagulato è necessario che il valore scenda fino al 25-35 per cento, cioè che l’attività protrombinica cali. Il tempo di protrombina si misura con un numero, il cosiddetto INR (international normalized ratio): scoagulando, il tempo di protrombina si allunga (sono necessari più secondi perché si formi il coagulo), e l’INR è il rapporto che esprime di quante volteè aumentato questo tempo rispetto al normale. Chi non assume anticoagulanti avrà un INR di 1; la giusta scoagulazione, invece, si ottiene quando il rapporto è tra 2 e 3,5 (il tempo di protrombina, cioè, è due volte o tre volte e mezzo rispetto al normale). L’INR è il metodo oggi più in uso. Nella fibrillazione atriale, in genere, è invece sufficiente arrivare a un’attività protrombinica in media del 40 per cento, o a un INR di 2-2,5. Durante la prima settimana di terapia è necessario fare l’esame tutti i giorni. Due volte nella settimana successiva, e una volta nella terza. In seguito, una volta ottenuta la scoagulazione e valutato il tipo di risposta individuale, il medico prescriverà l’esame ogni due, e poi ogni tre settimane. Effetti indesiderati: una dose eccessiva comporta il rischio di emorragia, una dose troppo bassa rende inefficace il farmaco. Se la capacità del sangue di coagulare si è ridotta troppo, si può verificare un’emorragia, evenienza rara se viene effettuato regolarmente il controllo dell’attività protrombinica. I più frequenti segnali sono la comparsa di sangue dal naso, dalle gengive o più raramente nelle urine o nelle feci, in chi soffre di emorroidi. In questi casi è bene informare subito il medico e recarsi tempestivamente a fare un controllo del livello di scoagulazione. Tenete presente che l’alcol, molti antibiotici, l’aspirina e altri farmaci possono potenziare l’effetto degli anticoagulanti e facilitare la comparsa di emorragie. Attenzione poi alle ferite: se vi tagliate sappiate che il vostro sangue impiegherà un po’ più di tempo a fermarsi. Non spaventatevi, basta tamponare un po’ più a lungo. Infine, le donne in età fertile devono prendere precauzioni per evitare una gravidanza: l’uso degli anticoagulanti è infatti assolutamente controindicato quando si aspetta un bambino.Queste informazioni le sono fornite dal suo medico di fiducia e dalla rivista Occhio Clinico In nomi commerciali sono: coumadin, sintrom.
TERAPIA CON ANTICOAGULANTI - INDICAZIONI
|